Banksy non ha mai nascosto il suo disappunto per le ingiustizie e per la guerra. L’artista attua una guerra culturale che invita alla resistenza e dimostra che la si vince andando contro le logiche che la originano prendendo una posizione umana e culturale come unico modo di opposizione.
Una gran parte dei soggetti di Banksy sono contro la guerra. La sua è una posizione umana a 360 gradi: più che un impegno politico, è una battaglia culturale contro la guerra e contro le logiche che la producono. Tra queste, Banksy inquadra nei propri lavori la religione, l’industria bellica, lo sfruttamento del territorio. I suoi messaggi sono spesso un invito ad opporsi alla repressione. Rappresenta gli inganni del potere con la consueta cupa ironia. Elicotteri infiocchettati di rosa, pronti a eseguire attacchi definiti “chirurgici” su centri abitati; soldati armati fino ai denti che dipingono l’ideogramma della pace su un muro; battaglioni schierati, pronti ad attaccare, che con drammatico sarcasmo augurano all’osservatore una buona giornata di violenze; una bambina che abbraccia una bomba al posto di una bambola: tutto ciò allude alle tante guerre recentemente intraprese in nome della pace e della democrazia. Solo i bambini, sembra volerci dire Banksy, sono eroi in un mondo che è preda della violenza e della sopraffazione, eroi ai quali affidare un messaggio di speranza.

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